Il dott. Derudas commenta lo studio “Prospective urinary albumin/creatinine ratio for diagnosis, staging, and organ response assessment in renal AL amyloidosis: results from a large cohort of patients” – Basset M, et al. Clin Chem Lab Med. 2022; 60(3):386-393.
Il coinvolgimento renale in corso di Amiloidosi AL è molto frequente, interessando approssimativamente 2/3 dei pazienti alla diagnosi. Questa manifestazione di malattia non ha un impatto maggiore sulla sopravvivenza dei pazienti, correlata principalmente al coinvolgimento cardiaco, ma può determinare la comparsa di una insufficienza renale cronica terminale con necessità dialitiche.
Lo sviluppo di un danno renale terminale a sua volta conduce un peggioramento della qualità della vita dei pazienti, limita l’accesso a determinati trattamenti (p.e. immunomodulanti) e può interferire con l’interpretazione di esami laboratoristici essenziali per la gestione della patologia. Recentemente si è sentita la necessità di definire una modalità facilmente ed estensivamente riproducibile per stratificare la severità dell’interessamento renale. Un primo sistema di stadiazione è stato proposto da Palladini nel 2014 sulla base di due biomarcatori quali il dosaggio della proteinuria delle 24 ore e calcolo del Filtrato Glomerulare Stimato (eGFR) secondo la formula MDRD (“Modification of Diet in Renal Disease”), che ha permesso di poter definire tre gruppi di rischio in base alla presenza o meno dei fattori di rischio con cut-off per la proteinuria di 5 gr nelle 24 ore e per eGFR di 50 ml/min per 1,73 m2. Inoltre, la riduzione del 30% della proteinuria delle 24 ore in assenza di un peggioramento del eGRF > 25% a sei mesi è stata definita come criterio di risposta renale con la possibilità di predire sopravvivenza di organo.
Questo sistema per la valutazione del rischio, per quanto affidabile e facilmente applicabile, trova però un vulnus nella valutazione della proteinuria delle 24 ore. Questo esame risulta spesso disagevole, spesso eseguito in maniera errata per cui associato a frequenti errori pre-analitici. Si sono per questo motivo valutati biomarcatori alternativi ma che mostrassero correlazione con il dosaggio della proteinuria della 24 ore in modo da poterla sostituire.
Nel 2022 Basset e colleghi hanno proposto come biomarcatore alternativo la ratio della albumina/creatinina urinarie (UACR o RAC) sul primo mitto del mattino (per maggiore specificità nella determinazione della microalbuminuria). Questo test è stato valutato prospetticamente, in parallelo con il dosaggio della proteinuria delle 24 ore, in una popolazione ampia ed indipendente afferente al Centro di Pavia.
La RAC ha mostrato una correlazione pari a circa il 90% con la proteinuria delle 24 h (per un cut-off di 300 mg/g) nell’identificazione del danno renale e il valore di 3600 mg/g (corrispondente a 5 gr/24 ore di proteinuria) ha permesso di distinguere tre stadi di rischio nella popolazione con interessamento renale. Il sistema basato sulla RAC ha inoltre mostrato una maggiore capacità di discriminare la popolazione nei diversi gruppi di rischio probabilmente per una minore probabilità di errori pre-analitici. Inoltre, l’utilizzo della RAC al posto della proteinuria per la definizione della risposta renale (riduzione del 30% della RAC in assenza di un peggioramento del eGRF > 25% a sei mesi) ha mostrato una elevata sensibilità nella predizione del rischio dialitico e una correlazione con la proteinuria delle 24 ore superiore all’80%, con validazione interna della popolazione afferente al Centro di Pavia.
La RAC rappresenta quindi un valido e facilmente utilizzabile biomarcatore per la diagnosi, prognosi e definizione di risposta della amiloidosi AL renale.
Bibliografia